5 anni di Progetto Sum

5 anni di Progetto Sum

5 anni di Progetto Sum 150 150 Progetto Sum

Sono passati cinque anni da quando, il 23 novembre 2020, sono state messe le firme sull’atto costitutivo di Progetto Sum. E un anno prima erano iniziati i primi abboccamenti per costituire il gruppo primigenio. Francesca, Maurizio, Fabio, Laura, Sara e Giovanni, in un momento in cui l’umanità temeva per la sua sopravvivenza, portavano a termine una gestazione che generava un progetto che avrebbe decuplicato in cinque anni i suoi partecipanti (ad oggi 68) e le sue sedi (ad oggi in 10 città), ma che soprattutto proponeva un modello nuovo di impegno sociale dei professionisti della salute e della cura psicologica. Un modello che ha fatto di alcune parole chiave le sue boe, i suoi riferimenti: universalismo dei destinatari e dunque concreta accessibilità, sostenibilità per i soggetti professionali e per i destinatari delle cure, taglio qualitativo che mette al centro i soggetti relazionali stessi, democraticità e trasparenza, sono le più importanti di esse. Le abbiamo sviluppate insieme a chi si è unito a noi in questi cinque anni in appassionati e frequentissimi momenti di scambio interno e di dialogo con altri mondi contigui e distanti, interpretando una funzione pubblica che riguarda tutti e non solo i servizi sanitari e socio-educativi. Abbiamo sviluppato tanti progetti con scuole, gruppi sociali ed educativi, enti pubblici e privati per portare anche in altri modi oltre la clinica un pensiero sul vivente umano che si è precisato e che è sempre in divenire.

Abbiamo ospitato temporaneamente anche alcuni amici che ci hanno lasciato per le più diverse ragioni e amiamo tenere sempre la porta aperta a relazioni e collaborazioni anche con chi non ritiene di stare dentro a Sum ma a lato o in amicizia con noi. Noi stessi siamo dentro ma anche fuori da Sum in una osmosi con altri mondi che nutre Sum stesso e crediamo anche gli altri. Celebrare, e oggi celebriamo e festeggiamo un anniversario, non vuol dire sottolineare solo il positivo, le criticità non mancano e non potrebbe non essere così, ma la frase attribuita a Gustav
Mahler “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”, però c’invita a proseguire animati dall’ardore che cinque anni fa ci ha dato il là per questa avventura che riempie la vita di tutti noi che siamo ancora qui, tutti e sei, e che oggi ci consente di dire che ha dato una mano a tante persone che hanno potuto trovare ascolto per il loro bisogno di care.

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