CONSULTORIO DI REGGIO EMILIA
Dott.ssa Sara Santi
DOTT.ssa SARA SANTI
Psicologa – Psicoterapeuta, specializzata in Psicoterapia presso la Scuola Adleriana di Reggio Emilia.
Lavora come psicologa sia presso l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia sia in libera professione.
Dott. Federico Buffagni
DOTT. FEDERICO BUFFAGNI
Psicologo, specializzato in Psicoterapia presso la scuola ARPAD Minotauro, di Milano. Svolge interventi di consulltazione, sostegno e psicoterapia per adolescenti, giovani adulti e genitori. Si interessa, in particolar modo, di identità di genere in adolescenza e di percorsi di transizione di genere.
Parallelamente all’attività clinica, conduce gruppi espressivi per adolescenti, di sostegno alla genitorialità e formazioni rivolte a personale educativo e a docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Dott.ssa Anna Gobetti
DOTT.ssa ANNA GOBETTI
Psicologa psicoterapeuta ad orientamento Comparato, specializzata presso la Scuola di Psicoterapia Comparata a Firenze. Si occupa di psicoterapia, sostegno e promozione del benessere psicologico di adulti e adolescenti. Si interessa particolarmente di psicoterapia del trauma.
Dott. Francesco Giovanni Rossi
DOTT. FRANCESCO GIOVANNI ROSSI
Psicologo Psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale, specializzato presso l’Accademia di Scienze Comportamentali e Cognitive (ASCCO) di Parma e facilitatore Mindfulness certificato.
Dott.ssa Alessia Comastri
DOTT.ssa ALESSIA COMASTRI
Biologa Nutrizionista, iscritta all’albo dei biologi in data 14/04/2016 n°AA_075471. Mi sono laureata nel 2012 in Biologia Molecolare presso l’Università degli studi di Parma e nel 2016 ho conseguito un dottorato in Biotecnologie presso la medesima università; successivamente ho seguito diversi corsi di perfezionamento in Scienze della nutrizione. Dal 2018 svolgo l’attività di libera professione come biologo nutrizionista e mi occupo di consulenze nutrizionali con l’elaborazione di piani alimentari personalizzati, organizzazione e conduzione di attività educative e divulgative su sana alimentazione e cucina salutare per privati, scuole, realtà territoriali. Nel 2022 ho completato la mia formazione anche come naturopata presso la Scuola Italiana di Naturopatia (Istituto di Medicina Naturale di Urbino). Seguo annualmente corsi di aggiornamento nell’ambito nutrizionale e presso l’Associazione Italiana Naturopati.
Dott.ssa Carmen Bonvicini
DOTT.ssa CARMEN BONVICINI
Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia Psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza presso il C.i.Ps.Ps.i.a. di Bologna. Si occupa di sostegno psicologico a bambini e adolescenti, accompagnamento e supporto alla genitorialità e sostegno psicologico a giovani adulti. In aggiunta all’attività clinica, si dedica anche a interventi nell’ambito della psicologia scolastica.
BAMBINO
L’immagine di un bambino è spesso associata all’idea di un soggetto incompiuto e imperfetto che non ha ancora maturato le capacità di pensiero, di ragionamento e di espressione tipiche dell’adulto.
Si tratta, in realtà, di un antico e mai superato retaggio culturale che considera l’età adulta punto di riferimento e nodo centrale della percezione e dell’interpretazione del mondo, anche di quello infantile, dando vita a stereotipi che possono ostacolare la comprensione degli aspetti caratteristici e creativi tipici dei primi anni di vita.
Occorre, invece, assumere un nuovo sguardo sul bambino come soggetto dotato di strumenti emotivi, cognitivi e comportamentali che gli consentono di avere una rappresentazione del suo mondo, di interagire con la realtà esterna e di esprimere la propria soggettività. Parliamo, quindi, di abilità peculiari e specifiche che distinguono l’infanzia da altri periodi della vita, il cui utilizzo rende il bambino capace di incidere attivamente sulla rete di relazioni che struttura il contesto sociale in cui è inserito.
Un contesto a cui il bambino è strettamente legato e ne è dipendente poiché si caratterizza come luogo naturalmente deputato al suo percorso di crescita fisico e psicologico, ma che egli stesso contribuisce a plasmare, con sempre più incidenza, in un movimento continuo di influenze reciproche. Si tratta, quindi, di un soggetto relazionale fin dai primi momenti di vita.
La famiglia, indipendentemente dalle forme che può assumere, rappresenta certamente il primo e più importante spazio interattivo in cui il forte investimento affettivo accompagnato da aspettative e convinzioni garantisce cura e sicurezza al nuovo nato, e veicola apprendimenti funzionali all’esistenza sociale.
È, tuttavia, evidente che oggi i bambini vivono in contesti sempre più variegati e stimolanti. A differenza di qualche decennio fa, in cui i primi anni di vita vedevano un contatto esclusivo tra il nuovo nato e le figure a lui prossimali, genitori e nonni, da qualche anno si assiste ad un inserimento sempre più precoce dei piccoli in luoghi sociali che vanno al di là di quello strettamente familiare: nido, scuola dell’infanzia, centri pomeridiani etc. Appare, dunque, più ampia e complessa la platea di adulti, che accompagna il percorso di crescita, e che può attivare uno sguardo attento sulle varie traiettorie di sviluppo perché è proprio in questa rete di relazioni, a lui conosciute e familiari, che il bambino può esprimere vissuti di sofferenza e difficoltà.
Le manifestazioni del disagio sono in linea con gli strumenti di cui egli dispone e con quello che è il suo vocabolario espressivo: può, quindi, parlare attraverso il corpo mostrando difficoltà nella sua regolazione (enuresi, encopresi), o attraverso una forte attivazione psicomotoria (comportamenti oppositivi, agiti aggressivi, intolleranza alle regole) oppure può esprimere rifiuto per il contesto scolastico e palesare varie forme d’ansia che denotano una fatica nel percorso di crescita. Le espressioni di una sofferenza sono tante e variegate: difficoltà nell’alimentazione, nel ciclo-sonno veglia, negli apprendimenti scolastici sono altri segnali di un disagio da decodificare e comprendere in relazione alle caratteristiche specifiche del piccolo, al suo sviluppo e al contesto in cui vive.
Agli adulti spetta, quindi, il compito di costruire con il bambino un dialogo in cui diventi possibile accogliere e dare voce alla sofferenza attraverso canali espressivi rispettosi della sua soggettività, e il gioco è certamente uno strumento privilegiato perché è ciò che il bambino tende a fare in modo spontaneo: è l’espressione di sé, specifica e personale, è l’alfabeto che utilizza per comunicare, conoscere gli altri e stare in relazione.
Il gioco non è un’attività fra tante ma è “lo stare al mondo” del bambino perché è ciò che gli consente di entrare in contatto con sé e con gli altri, e di affrontare situazioni difficili o scarsamente comprese. Dinanzi a eventi che il bambino sente come poco chiari o che gli provocano uno stato di malessere, la sua tendenza è quella di introdurre questi temi nelle attività di gioco. Pertanto è sulla base di questa idea che il gioco diventa quel linguaggio condiviso fra il bambino e lo psicoterapeuta, che può favorire la dimensione relazionale e comunicativa, fare luce su fragilità e sofferenze nascoste, trovare un canale espressivo con cui dare voce a emozioni inespresse, al di là delle parole.
Ma accogliere un bambino significa accogliere anche i suoi genitori con i quali condivide uno spazio, quello della famiglia, intimo, privato, carico di vissuti emotivi e di dinamiche complesse e significative che si intersecano con le difficoltà del nuovo nato. E ancora una volta, il gioco rappresenta uno strumento ricco, prezioso, insostituibile col quale genitori e bambino possono costruire nuove e diverse forme di dialogo, comprensione e incontro.
Nelle difficoltà che riguardano i bambini più piccoli viene di massima preferito un intervento con i genitori ed è con i più grandi invece che il bambino trova un suo spazio specifico nella scena della cura psicologica in forme diverse ed integrate con quelle previste per la sua famiglia.
ADOLESCENTE
“Il pensiero della responsabilità si è fatto grosso,
è come dover saltare al di là di un fosso che mi divide
dai tempi spensierati di un passato che è passato,
saltare verso il tempo indefinito dell’essere adulto;
di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura:
Cosa sarò, dove mi condurrà la mia natura?”
(“La linea d’ombra” di Jovanotti)Durante l’adolescenza l’individuo è impegnato ad acquisire le competenze e i requisiti necessari per assumersi le responsabilità tipiche dell’età adulta. Questo processo di crescita è complesso poiché entrano in gioco e interagiscono fra loro fattori di natura biologica, psicologica e sociale. Tale periodo inizia con la pubertà, ma non è solo il cambiamento fisico connesso ad essa che determina il momento di sviluppo. A questo mutamento, infatti, si associano esperienze emozionali e relazionali molto intense che richiedono di instaurare nuovi equilibri nel rapporto con il mondo e con il proprio Sé.
Il lavoro psicologico/psicoterapeutico con l’adolescente si configura come uno spazio accogliente nel quale egli abbia la possibilità di condividere il proprio malessere, la propria sofferenza, i propri vissuti, i propri pensieri ed interrogativi che a volte sembrano sovrastarlo e che rendono difficile vivere serenamente la propria quotidianità.
È importante, infatti, riconoscere, dare parole e significare ciò che sta accadendo dentro di Sé per affrontare il proprio dolore e mobilitare attivamente le proprie risorse per impegnarsi nell’entusiasmante, ma anche estremamente complesso, compito di crescita.
Può essere utile ed importante un lavoro anche con i genitori per sostenerli nel loro ruolo di accompagnamento rispetto al processo evolutivo che l’adolescente sta attraversando.ADULTO
Cos’è un adulto? Quando si parla di adulti si fa riferimento ad una fascia di età molto ampia al cui interno vi sono persone con caratteristiche, bisogni, necessità molto differenti.
Il giovane adulto, ad esempio, si trova nel pieno dell’impegnativo viaggio d’esordio nell’età adulta che implica la costruzione di un nuovo progetto esistenziale con importanti obiettivi a diversi livelli: lavorativo, affettivo, sociale e identitario. Sorgono, a tal proposito, tanti interrogativi che possono essere destabilizzanti e per i quali è faticoso trovare una risposta.
Il contesto nel quale viviamo oggi, poi, è estremamente complesso e articolato: destreggiarsi all’interno di molteplici possibilità, in un mondo che spesso appare richiestivo e a volte sembra essere ostile, può generare vissuti di incertezza, paura, ansia…
Ma anche più avanti nella vita si possono attraversare momenti di difficoltà, di angoscia magari intollerabile, anche accompagnati da ‘sintomi’, nei quali si può trovarsi, talvolta, da soli.
Il lavoro psicologico e psicoterapeutico con l’adulto, perciò, si configura come uno spazio di accoglienza e di ascolto autentico all’interno del quale la persona può sentirsi libera di dar voce a ciò che sente, a ciò che prova, a ciò che pensa senza timore del giudizio, per riconoscere e per dare un significato a quello che sta vivendo e per ritornare ad essere attivo protagonista della propria esistenza con un ritrovato stato di benessere.COPPIA
La coppia è l’unione di due persone che condividono una dimensione emotiva, sociale e sessuale, il cui legame trova forza e consolidamento nella consapevolezza della reciproca disponibilità affettiva. Si tratta, ovviamente, di un rapporto le cui dinamiche cambiano con il trascorrere del tempo, sia in relazione al percorso specifico di una coppia e alle diverse fasi che lo caratterizzano, sia in relazione al momento storico-sociale che propone idealmente modelli diversi nel gioco dei ruoli.
Ogni coppia si muove sulla base di accordi espliciti ma anche di vincoli non consapevoli che nutrono i reciproci bisogni affettivi, emotivi e di affermazione personale. Vincoli stretti e spesso sommersi che vivono nell’intreccio relazionale dei due partners, entrambi partecipi e attivi nella costruzione di una logica a ‘due’.
Il rapporto amoroso rappresenta, quindi, lo spazio relazionale in cui due soggetti portano il loro bagaglio storico e le attese sul futuro, e si legano in un divenire che è al tempo stesso individuale e di coppia; in questa logica si susseguono i diversi momenti che accompagnano la storia di una danza a due che va dall’innamoramento alla costruzione del legame, e che porta nella sua configurazione i semi delle crisi che inevitabilmente attraverseranno il rapporto; crisi passeggere o durature, crisi che si concludono o che si ripropongono, o a volte, nelle situazioni più complesse, crisi che inchiodano il rapporto in dinamiche annichilenti ed estenuanti.
Ma in questi momenti così difficili ciò che appare con più evidenza è la chiusura della coppia in uno spazio relazionale senza vie d’uscita, in cui entrambi i partners restano ancorati a forme di pensiero che possono diventare vere e proprie trappole, cercando di adottare soluzioni già viste e usualmente ripetute ma che si sono già rivelate fallimentari, reificando un circolo vizioso che si incista sempre di più.
A tutto questo occorre aggiungere, nelle situazioni conflittuali, il tentativo di cambiare l’altro, di modificarne l’atteggiamento o l’approccio, perdendo di vista la configurazione complessiva della coppia e la partecipazione di ognuno alla danza in atto.
Quando una coppia chiede aiuto significa che si sente bloccata nella rappresentazione di sé e di ciascuno dei partecipanti, significa che non riesce a cogliere il significato del legame che unisce i due partners, e che entrambi hanno bisogno di leggere nella crisi in atto la possibilità di un cambiamento sia individuale sia nel rapporto. Un movimento processuale che può aprire alla ricerca di nuove soluzioni.
GENITORIALITÀ
Il nostro consultorio propone spazi di supporto alla genitorialità di bambini e adolescenti, ma anche di giovani adulti, nei quali comprendere le difficoltà e i vissuti connessi alla relazione con i propri figli.
I cambiamenti sociali e tecnologici ai quali assistiamo arricchiscono gli scenari infantili e giovanili di nuovi livelli di complessità che richiedono spesso di essere guardati e decodificati. Tutto questo conduce alla necessità di riflettere su nuovi modi di pensare al ruolo genitoriale e a come esso si declini nei rapporti familiari.
All’interno delle sedute verranno offerti strumenti conoscitivi che possano favorire la comprensione dei figli e l’accoglimento dei loro bisogni in modo da fornire risposte funzionali al loro sviluppo. Al stesso tempo verrà sollecitata la riflessione su se stessi e sul proprio ruolo così che la crescita personale comprenda tutti i membri della famiglia.
Coerentemente all’approccio della nostra equipe, gli incontri quindi non offriranno superficiali soluzioni standard alle specifiche richieste, al contrario tramite l’ascolto e la riflessione, verrà alimentato un pensiero creativo che possa rendere possibile tracciare nuove traiettorie di sviluppo familiare all’interno delle quali rientrano le relazioni tra tutti gli attori coinvolti.
Quando una coppia chiede aiuto significa che si sente bloccata nella rappresentazione di sé e di ciascuno dei partecipanti, significa che non riesce a cogliere il significato del legame che unisce i due partners, e che entrambi hanno bisogno di leggere nella crisi in atto la possibilità di un cambiamento sia individuale sia nel rapporto. Un movimento processuale che può aprire alla ricerca di nuove soluzioni.