Commento a Forme della presenza sociale giovanile

Commento a Forme della presenza sociale giovanile

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Commento a ‘Forme della presenza sociale giovanile’ di F. Vanni, A. Bosi e D. Costi

di Antonio D’Onofrio

Nella mia infanzia, negli anni cinquanta, mi affascinava la sequenzialità di un gioco. Potevano giocare più bambini, il limite era la lunghezza del foglio da disegno. Il primo partecipante, finito il suo disegno, faceva una piegatura nella parte finale in modo da lasciarlo coperto per gran parte, a suo piacimento sceglieva quanto lasciare disegnato in visione per il partecipante successivo e così con i seguenti. Alla fine era bellissimo scoprire i legami che si erano creati tra i vari disegni. Una relazione un pò sui generis. Sempre tenendo presenti i vari aspetti del gioco mi ricordo la culla di spago o ripiglino.  Nel secondo decennio, stando alla divisione del mondo giovanile in tre decadi proposta da Fabio Vanni, ho un ricordo fortemente vissuto, il trenino che con i suoi scomparti in circa mezz’ora collegava studenti, domestiche familiari, operai, impiegati e altri professionisti dalla periferia nord alla città, Roma. Il mondo di relazioni vissute in quelle mezz’ore, un turbinio. Verso la fine del secondo decennio, alla fine del liceo, la scoperta di leggere la realtà contestualizzando. Un professore di lettere ci prospettò la possibilità di considerare che una scoperta, un evento, una composizione musicale, pittorica, teatrale, poetica, ecc. avvenivano in contemporanea, in relazione fra loro, caratterizzavano quel momento.

E’ proprio la modalità adottata da Fabio Vanni con gli altri autori di questi dialoghi, il sociologo Alessandro Bosi, l’architetto Dario Costi, la professoressa Patrizia Bertolani, il professor Antonio De Caro, il sociologo Stefano Laffi, la professoressa Rita Messori, la studentessa di Filosofia Caterina Poldi.

Affrontano il tema della socialità dei giovani ognuno con il proprio specifico punto di vista professionale e vissuto.   Nello specifico affrontano le forme della presenza sociale giovanile.

Questa modalità di divulgare una ricerca proprio come è avvenuta, dialogando, incontro dopo incontro, escogitata dal Fabio Vanni, mette il lettore nella condizione di trovarsi subito coinvolto, agevolato, stimolato a scambiare le proprie impressioni, reazioni. Un’altra ricerca, precedentemente, con la stessa procedura, era stata adottata con la professoressa Vincenza Pellegrino.

Ogni vertice di osservazione arricchisce gli altri. Questo volume da la possibilità di dialogare con le problematiche giovanili e generazionali. La relazione fra i giovani, con gli adulti, con gli spazi viene evocata continuamente. Socialità verticale, socialità orizzontale. Il mondo delle generazioni giovanili.

I giovani sentono di guardare il mondo da dietro i vetri. Ci dicono in più modi di essere in un luogo, la casa, la scuola che consente uno sguardo ma non una presenza. Il manager di una grande azienda apprende dalle richieste che gli fanno i giovani che ha assunto l’importanza del tempo e il valore dello stare insieme. Individualismo collettivo, così si può definire, la modalità di scendere in piazza dei giovani, per una questione etica personale e di totale disinteresse. I giovani vivono la città con la curiosità di scoprire gli altri. Molti si trovano nella condizione di prolungare l’allenamento, nella seconda decade della vita, senza riuscire a prendere la decisione di scendere in campo.

Le relazioni intergenerazionali possono essere il fattore decisivo della socialità e la città il luogo dove praticarle. Comprendere che si è capaci tanto di ricevere quanto di dare potrebbe essere un passaggio fondamentale per diventare adulti. Si  nasce in molti. Si ha la possibilità di capire quanto sia importante la partecipazione degli adulti. Queste e tante altre analisi e considerazioni si possono trovare in questi dialoghi.

 

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