Consultorio di Lecco e provincia

Via Belvedere 19, Lecco

DOTT. DOMENICO D’AMICO

Psicologo e spec.do psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico presso la Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica (SPP) di Milano. Lavora a Lecco e Cisano Bergamasco offrendo servizi di consulenza e percorsi psicologici ad adulti, giovani adulti, genitori e adolescenti in difficoltà.

Durante la formazione ha collaborato in diversi contesti professionali lavorando in équipe multi-disciplinari:

  • Centro Psicosociale dell’ASST di Lecco
  • Cooperative del territorio lecchese
  • Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi di Torino.
  • Comune di Torino
  • Scuole dell’infanzia, primarie e secondarie

È coautore di alcuni capitoli di libri e articoli scientifici che riguardano:

  • gli scenari della paternità nella psicologia contemporanea;
  • la rappresentazione mediatica della violenza domestica;
  • le buone pratiche dei servizi di cura informati sul trauma (Trauma Informed Care).
Via V. Veneto 7, La Valletta Brianza

DOTT.ssa MICHELA FOLONARO

Mi chiamo Michela Folonaro e sono una psicologa clinica specializzanda in Psicoterapia Integrata. Sono iscritta all’albo A dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (n. 22929) e mi sono laureata in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Bergamo frequentando anche un periodo della mia formazione professionale in Francia.

Le aree di intervento di cui mi occupo sono: disturbi di panico e fobie, depressione, ansia, traumi, disturbi alimentari, lutti, sostegno, disturbo ossessivo compulsivo.
Mi rivolgo principalmente ad adulti e giovani adulti utilizzando un approccio basato sull’esploraziome della storia di vita della persona, rilevandone le possibili rotture e/o  difficoltà nella crescita e nella relazione con le figure di riferimento collegandoli con i comportamenti e le problematiche  presentati nella vita di tutti i giorni.
Indago inoltre  le emozioni e dove queste trovano “sfogo” nel corpo, aiutando il paziente a riconoscerle e  a contestualizzarle, collegandole anche alle difficoltà portate in terapia e alla storia di vita per promuovere una migliore conoscenza di sé stesso e del proprio corpo.
Nel mio approccio utilizzo anche la tecnica EMDR per l’elaborazione dei traumi e per le problematiche che nel presente della persona sono ancora fonte di forte disagio e disturbo.
Via Papa Giovanni XXIII 100/3, Oggiono

DOTT.ssa CRISTINA VISMARA

PsicologaPsicoterapeuta specializzata in psicoterapia cognitivo costruttivista presso il Centro di
Terapia Cognitiva di Como.
Lavoro come psicologa in libera professione con giovani adulti e adulti sia in studio privato che
presso il Centro Psicosociale dell’ASST di Lecco. In collaborazione con una cooperativa del
territorio, mi occupo di percorsi sul metodo di studio a favore di studenti delle scuole superiori con
disturbo specifico dell’apprendimento. Inoltre, svolgo colloqui psicologici nell’ambito delle cure
palliative a sostegno sia del paziente che dei famigliari.
Attraverso la relazione e l’esplorazione di emozioni e risorse, si promuove una maggiore
consapevolezza di sé allo scopo di favorire il cambiamento e la co-costruzione di nuovi significati
che consentano di osservare il mondo da nuovi punti di vista.

Via Adda 1, Lecco

DOTT.ssa PAOLA ROSCI

Psicologa, laureata in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Pavia, si sta specializzando in psicoterapia ad orientamento psicoanalitico presso l’Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente Psiba di Milano.

Lavora nel territorio lecchese sia nel contesto della libera professione sia in ambito scolastico. 

Fornisce percorsi di sostegno psicologico rivolti a bambini, adolescenti, giovani adulti e genitori.

Via Moneta 11, Lecco

DOTT.ssa CHIARA MILESI

Sono la dott.ssa Chiara Milesi, psicologa e specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Integrata di Bergamo; il mio approccio integra teorie e strumenti diversi (cognitivo-costruttivisti, comportamentali, sistemici, psicodinamici) che mi permettono di scegliere il trattamento più appropriato per ogni singolo caso, non applicando un modello standard ma adattando l’intervento ai bisogni della persona specifica. I miei interventi sono rivolti ad adulti, adolescenti e coppie in momenti di difficoltà. Oltre alla psicoterapia, a seguito della laurea in Neuropsicologia e Riabilitazione Neuropsicologica presso l’università degli Studi di Padova, mi occupo anche di percorsi riabilitativi volti al recupero del funzionamento cognitivo e comportamentale a seguito di lesioni cerebrali e al potenziamento delle risorse residue in modo da compensare i deficit nel caso di demenze.
  • L’immagine di un bambino è spesso associata all’idea di un soggetto incompiuto e imperfetto che non ha ancora maturato le capacità di pensiero, di ragionamento e di espressione tipiche dell’adulto.

    Si tratta, in realtà, di un antico e mai superato retaggio culturale che considera l’età adulta punto di riferimento e nodo centrale della percezione e dell’interpretazione del mondo, anche di quello infantile, dando vita a stereotipi che possono ostacolare la comprensione degli aspetti caratteristici e creativi tipici dei primi anni di vita.

    Occorre, invece, assumere un nuovo sguardo sul bambino come soggetto dotato di strumenti emotivi, cognitivi e comportamentali che gli consentono di avere una rappresentazione del suo mondo, di interagire con la realtà esterna e di esprimere la propria soggettività. Parliamo, quindi, di abilità peculiari e specifiche che distinguono l’infanzia da altri periodi della vita, il cui utilizzo rende il bambino capace di incidere attivamente sulla rete di relazioni che struttura il contesto sociale in cui è inserito.

    Un contesto a cui il bambino è strettamente legato e ne è dipendente poiché si caratterizza come luogo naturalmente deputato al suo percorso di crescita fisico e psicologico, ma che egli stesso contribuisce a plasmare, con sempre più incidenza, in un movimento continuo di influenze reciproche. Si tratta, quindi, di un soggetto relazionale fin dai primi momenti di vita.

    La famiglia, indipendentemente dalle forme che può assumere, rappresenta certamente il primo e più importante spazio interattivo in cui il forte investimento affettivo accompagnato da aspettative e convinzioni garantisce cura e sicurezza al nuovo nato, e veicola apprendimenti funzionali all’esistenza sociale.

    È, tuttavia, evidente che oggi i bambini vivono in contesti sempre più variegati e stimolanti. A differenza di qualche decennio fa, in cui i primi anni di vita vedevano un contatto esclusivo tra il nuovo nato e le figure a lui prossimali, genitori e nonni, da qualche anno si assiste ad un inserimento sempre più precoce dei piccoli in luoghi sociali che vanno al di là di quello strettamente familiare: nido, scuola dell’infanzia, centri pomeridiani etc. Appare, dunque, più ampia e complessa la platea di adulti, che accompagna il percorso di crescita, e che può attivare uno sguardo attento sulle varie traiettorie di sviluppo perché è proprio in questa rete di relazioni, a lui conosciute e familiari, che il bambino può esprimere vissuti di sofferenza e difficoltà.

    Le manifestazioni del disagio sono in linea con gli strumenti di cui egli dispone e con quello che è il suo vocabolario espressivo: può, quindi, parlare attraverso il corpo mostrando difficoltà nella sua regolazione (enuresi, encopresi), o attraverso una forte attivazione psicomotoria (comportamenti oppositivi, agiti aggressivi, intolleranza alle regole) oppure può esprimere rifiuto per il contesto scolastico e palesare varie forme d’ansia che denotano una fatica nel percorso di crescita. Le espressioni di una sofferenza sono tante e variegate: difficoltà nell’alimentazione, nel ciclo-sonno veglia, negli apprendimenti scolastici sono altri segnali di un disagio da decodificare e comprendere in relazione alle caratteristiche specifiche del piccolo, al suo sviluppo e al contesto in cui vive.

    Agli adulti spetta, quindi, il compito di costruire con il bambino un dialogo in cui diventi possibile accogliere e dare voce alla sofferenza attraverso canali espressivi rispettosi della sua soggettività, e il gioco è certamente uno strumento privilegiato perché è ciò che il bambino tende a fare in modo spontaneo: è l’espressione di sé, specifica e personale, è l’alfabeto che utilizza per comunicare, conoscere gli altri e stare in relazione.

    Il gioco non è un’attività fra tante ma è “lo stare al mondo” del bambino perché è ciò che gli consente di entrare in contatto con sé e con gli altri, e di affrontare situazioni difficili o scarsamente comprese. Dinanzi a eventi che il bambino sente come poco chiari o che gli provocano uno stato di malessere, la sua tendenza è quella di introdurre questi temi nelle attività di gioco. Pertanto, è sulla base di questa idea che il gioco diventa quel linguaggio condiviso fra il bambino e lo psicologo, che può favorire la dimensione relazionale e comunicativa, fare luce su fragilità e sofferenze nascoste, trovare un canale espressivo con cui dare voce a emozioni inespresse, al di là delle parole.

    Ma accogliere un bambino significa accogliere anche i suoi genitori con i quali condivide uno spazio, quello della famiglia, intimo, privato, carico di vissuti emotivi e di dinamiche complesse e significative che si intersecano con le difficoltà del nuovo nato. E ancora una volta, il gioco rappresenta uno strumento ricco, prezioso, insostituibile col quale genitori e bambino possono costruire nuove e diverse forme di dialogo, comprensione e incontro.

    Nelle difficoltà che riguardano i bambini più piccoli viene di massima preferito un intervento con i genitori ed è con i più grandi invece che il bambino trova un suo spazio specifico nella scena della cura psicologica in forme diverse ed integrate con quelle previste per la sua famiglia.

  • Che succede agli adolescenti in questo primo quarto di XXI secolo? È l’adolescenza di sempre con le sue turbe puberali e le sue smanie relazionali oppure c’è qualcosa di più e di diverso?

    Che fine farà l’ex bambino una volta attraversata la seconda decade di vita?

    Il processo al quale assistiamo, l’avventura soggettuale che lo/la vede protagonista riguarderà sì le trasformazioni biologiche, cognitive e affettive che conosciamo e che abbiamo noi stessi vissuto, ma proporrà oggi diverse novità: dall’essere tutti, ma gli adolescenti più degli altri, nella ‘società-mondo’, alla caduta delle gerarchie organizzatrici del pianeta (le ideologie, le religioni,…), e poi l’innervatura del web che tutto connette, le molte culture presenti sullo stesso suolo, e poi il futuro del quale si è smarrita la via sicura…

    Il corpo è oggi vissuto e utilizzato dall’adolescente come principale strumento di interazione con i pari e di conseguenza come mezzo di costruzione di una nuova impalcatura identitaria. Lo sviluppo puberale conduce a un fisiologico cambiamento non solo delle caratteristiche sessuali ma anche della rappresentazione mentale del corpo stesso, lavoro che coinvolge sinergicamente dinamiche cognitive, emotive e relazionali. La percezione della maturata fisicità sessuale allontana l’adolescente dalle cure amorevoli di coloro che fino a quel momento sono stati i suoi caregivers, spezzando gradualmente gli schemi affettivi e relazionali che sostenevano lo sviluppo infantile. Già proiettato dalla società, in modo più o meno cosciente, verso la necessità di adempiere al compito di costruzione identitaria, l’adolescente si trova a dover affrontare la difficoltà di abbandonare vecchi “strumenti di lavoro” senza averne ancora sperimentati di nuovi. Per la prima volta i modus operandi infantili incontrano il mondo senza la presenza e la protezione delle figure genitoriali, ormai svestite della loro armatura onnipotente, con la diretta conseguenza di minacciare di impotenza anche l’immagine che l’adolescente ha di sé stesso.

    Sembrerebbe una battaglia solitaria destinata alla sconfitta, ma fortunatamente a scuola, su un campo sportivo o in altri luoghi di aggregazione fisici o digitali, gli adolescenti condividono disagi e gioie comuni. I pari diventano il nuovo oggetto di investimento, appiglio negli intricati sentieri della relazionalità extra-familiare. La sperimentazione di nuove modalità di interazione e la condivisione della propria vita interna con individui percepiti come simili permettono di alleggerire il carico emotivo angosciante portato dalle novità della sua fiorente soggettualità.

    L’adolescenza, dunque, come un processo avventuroso la cui incertezza rende difficile azzardare previsioni, ma che è possibile comprendere nel suo svilupparsi. Dare un sostegno psicologico agli adolescenti significa quindi entrare insieme a loro in quel territorio avventuroso, in gran parte inesplorato, custodendo la loro crescita e aiutando il soggetto protagonista ad arricchire di significati il racconto della propria vita, anche nelle più difficili esperienze che potrà incontrare.

    Lo facciamo però sempre accompagnando anche i genitori a comprendere le forme che la complessità adolescenziale di oggi emerge nella singolarità dei loro figli.

  • Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta ha subito una trasformazione data da fattori economici, sociali e psicologici e ha oggi confini sempre più sfumati. Questi cambiamenti hanno portato a identificare un nuovo stadio nel ciclo di vita: la fase del “giovane adulto”, che copre un’ampia fascia d’età compresa tra i 19 e i 30 anni circa.

    Il giovane adulto si trova nel pieno dell’impegnativo viaggio d’esordio nell’età adulta che implica la costruzione di un nuovo progetto esistenziale con importanti obiettivi a diversi livelli: lavorativo, affettivo, sociale e identitario.

    In questa fase evolutiva troviamo spesso difficoltà legate sia ai conflitti adolescenziali ancora da elaborare e sia relative al nuovo ruolo identitario adulto che deve essere ancora costruito. Sorgono tanti interrogativi che possono essere destabilizzanti e per i quali è faticoso trovare una risposta.

    Il contesto nel quale viviamo oggi, poi, è estremamente complesso e articolato: destreggiarsi all’interno di molteplici possibilità, in un mondo che spesso appare richiestivo e a volte sembra essere ostile, può generare vissuti di incertezza, paura, ansia.

  • Durante l’età adulta è possibile attraversare momenti di difficoltà, di angoscia magari intollerabile, anche accompagnati da ‘sintomi’, nei quali si può trovarsi, talvolta, da soli.

    Il lavoro psicologico e psicoterapeutico con l’adulto si configura come uno spazio di accoglienza e di ascolto autentico all’interno del quale la persona può sentirsi libera di dar voce a ciò che sente, a ciò che prova, a ciò che pensa senza timore del giudizio, per riconoscere e per dare un significato a quello che sta vivendo e per ritornare ad essere attivo protagonista della propria esistenza con un ritrovato stato di benessere.

  • Come équipe ci occupiamo di supporto psicologico e percorsi di psicoterapia rivolti alla terza età: ciò significa sostenere persone che si trovano in una fase in cui hanno vissuto ampi stralci della loro esistenza. Soggetti “carichi di vita”, e per questo con possibili problemi, fatiche legati alla propria storia, alla scoperta di nuovi limiti e alla percezione di nuove opportunità che possono risultare esperienze faticose.

    Osare pensare che si possono produrre piccoli e grandi rinnovamenti in qualsiasi epoca della vita può consentire di viverla meglio. I nostri psicologi e psicoterapeuti vi potranno accompagnare in questa vostra traiettoria fin dove vorrete giungere. Attraverso un percorso psicologico sarà possibile per la persona coltivare la salute ed il benessere possibile per vivere con pienezza tutte le stagioni della vita. Coltivare vitalità, elasticità, energia, ingegnosità: tutte le risorse necessarie per affrontare il presente ed il futuro con speranza progettuale.

  • La coppia è l’unione di due persone che condividono una dimensione emotiva, sociale e sessuale, il cui legame trova forza e consolidamento nella consapevolezza della reciproca disponibilità affettiva. Si tratta, ovviamente, di un rapporto le cui dinamiche cambiano con il trascorrere del tempo, sia in relazione al percorso specifico di una coppia e alle diverse fasi che lo caratterizzano, sia in relazione al momento storico-sociale che propone idealmente modelli diversi nel gioco dei ruoli.

    Ogni coppia si muove sulla base di accordi espliciti ma anche di vincoli non consapevoli che nutrono i reciproci bisogni affettivi, emotivi e di affermazione personale. Vincoli stretti e spesso sommersi che vivono nell’intreccio relazionale dei due partners, entrambi partecipi e attivi nella costruzione di una logica a ‘due’.

    Il rapporto amoroso rappresenta, quindi, lo spazio relazionale in cui due soggetti portano il loro bagaglio storico e le attese sul futuro, e si legano in un divenire che è al tempo stesso individuale e di coppia; in questa logica si susseguono i diversi momenti che accompagnano la storia di una danza a due che va dall’innamoramento alla costruzione del legame, e che porta nella sua configurazione i semi delle crisi che inevitabilmente attraverseranno il rapporto; crisi passeggere o durature, crisi che si concludono o che si ripropongono, o a volte, nelle situazioni più complesse, crisi che inchiodano il rapporto in dinamiche annichilenti ed estenuanti.

    Ma in questi momenti così difficili ciò che appare con più evidenza è la chiusura della coppia in uno spazio relazionale senza vie d’uscita, in cui entrambi i partners restano ancorati a forme di pensiero che possono diventare vere e proprie trappole, cercando di adottare soluzioni già viste e usualmente ripetute ma che si sono già rivelate fallimentari, reificando un circolo vizioso che si incista sempre di più.

    A tutto questo occorre aggiungere, nelle situazioni conflittuali, il tentativo di cambiare l’altro, di modificarne l’atteggiamento o l’approccio, perdendo di vista la configurazione complessiva della coppia e la partecipazione di ognuno alla danza in atto.

    Quando una coppia chiede aiuto significa che si sente bloccata nella rappresentazione di sé e di ciascuno dei partecipanti, significa che non riesce a cogliere il significato del legame che unisce i due partners, e che entrambi hanno bisogno di leggere nella crisi in atto la possibilità di un cambiamento sia individuale sia nel rapporto. Un movimento processuale che può aprire alla ricerca di nuove soluzioni.

  • La nostra équipe propone spazi di supporto alla genitorialità di bambini e adolescenti, ma anche di giovani adulti, nei quali comprendere le difficoltà e i vissuti connessi alla relazione con i propri figli.

    I cambiamenti sociali e tecnologici ai quali assistiamo arricchiscono gli scenari infantili e giovanili di nuovi livelli di complessità che richiedono spesso di essere guardati e decodificati. Tutto questo conduce alla necessità di riflettere su nuovi modi di pensare al ruolo genitoriale e a come esso si declini nei rapporti familiari.

    All’interno delle sedute verranno offerti strumenti conoscitivi che possano favorire la comprensione dei figli e l’accoglimento dei loro bisogni in modo da fornire risposte funzionali al loro sviluppo. Allo stesso tempo verrà sollecitata la riflessione su se stessi e sul proprio ruolo così che la crescita personale comprenda tutti i membri della famiglia.

    Coerentemente all’approccio della nostra équipe, gli incontri quindi non offriranno superficiali soluzioni standard alle specifiche richieste, al contrario tramite l’ascolto e la riflessione, verrà alimentato un pensiero creativo che possa rendere possibile tracciare nuove traiettorie di sviluppo familiare all’interno delle quali rientrano le relazioni tra tutti gli attori coinvolti.

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